A Grotte Santo Stefano i nostri terreni si dividono in tre tenute: Poggio della Civetta, Santa Maria e il Cerquetello.
Il Poggio Della Civetta è il nostro vigneto più antico. Impiantato sul crinale tufaceo che guarda a sudest in mezzo a generosi alberi da frutto è costituito da filari misti di sangiovese, malvasia, trebbiano, barbera e grechetto rosso che danno vita a HIULS, che in etrusco vuol dire appunto civetta, il nostro primo vino sia bianco che rosso.
Qui proprio sul poggio nel 2019 abbiamo impiantato circa un ettaro di grechetto rosso, antenato del Sangiovese, una delle tipicità autoctone e quasi del tutto scomparse del nostro territorio.
Santa Maria è dove ha sede l’azienda agricola e dove nel 2019 abbiamo impiantato parte dei nostri nuovi vigneti: grechetto bianco e grechetto rosso, sangiovese, merlot, cabernet-sauvignon.
Il CERQUETELLO è costituito da dodici ettari e mezzo di terreni non facilmente accessibili che dal bosco lambiscono il torrente rigo. Su un terreno in forte pendenza prevalentemente argilloso al momento due ettari e mezzo sono stati impiantati.
A Filicudi solo un ettaro degli otto posseduti dall’azienda sull’isola al momento è vitato. Qui i terreni, così come su tutta l’isola, si dispongono su terrazzamenti di muri a secco costruiti a mano dagli isolani oltre un secolo fa. Lasciati incolti, dopo il quasi totale abbandono dell’isola negli anni del dopoguerra, sono stati da noi recuperati e impiantati a malvasia.
FOSSA LISCIO
Su un intero crinale, costituito da 31 terrazze che vanno dai 79 ai 180 metri s.l.m., raggiungibile solo a piedi, percorrendo una antica mulattiera che conduce fino al mare, sono state piantate oltre 3000 viti tra malvasia e selvatico da innestare, per produrre nel giro dei prossimi anni una malvasia secca, prodotta e imbottigliata direttamente sull’isola. Questo vitigno, per tipologia d’impianto e conformazione del terreno, unito all’incontaminatezza dell’isola in sé, ci ha portato a condurre i nostri vitigni seguendo i principi della biodinamica.
Dall’altra parte dell’isola, nei pressi dell’antico villaggio abbandonato di Ficarrisi, un vecchio rudere con circa due ettari e mezzo di terrazzamenti sono pronti per essere impiantati. Esposto a ponente, rivolto verso l’isola di Alicudi e lo scoglio della Canna, a oltre 600 metri sul livello del mare e raggiungibile solo dopo due ore di cammino questo angolo di pace tra cielo e mare è il luogo in cui si prevede di piantare in futuro altre varietà autoctone compatibili con le complesse caratteristiche climatiche di un territorio salmastro, ventoso e molto caldo. La sfida è creare un avamposto per riuscire a coltivare nuovamente su quella parte dell’isola, abbandonata da decenni.